Negli ultimi anni l’industria dell’ intrattenimento ha riscoperto i meravigliosi anni 80, ha levato la polvere dalle mensole e li ha serviti al grande pubblico in ogni possibile salsa.
Reboot di film che abbiamo amato da piccoli, sequel e prequel con gli stessi attori che erano stati messi in naftalina, serie tv ambientate in quegli anni o che ne riprendono stilemi e tracce simbolo. Ovviamente anche nella musica e nell’ abbigliamento rivediamo sonorità e modello tipici di quegli anni.
Ma nel fitness invece?
Cosa è rimasto di quella gloriosa epoca di “lenti avanti e dietro”?
Cosa è rimasto del “no pain no gain”?
Cosa è rimasto e chi è rimasto fra i grandi simboli di quegli anni ?
Alcuni personaggi sono sicuramente intramontabili ed è difficile scalfirne la patina nonostante il tempo metta a dura prova tinte improbabili di capelli e lifting sempre più estremi. Icone del cinema che però hanno plasmato l’immaginario fitness più di quello che riescono a fare gli influencers di oggi.
Cosa è rimasto del loro retaggio, della cultura del Bodybuilding ad ogni costo ?
Cosa è rimasto dell’era dorata della cultura fisica ?
Sicuramente possiamo affermare che almeno negli Stati Uniti l’utilizzo degli anabolizzanti sia diventato mainstream. Su Ig ci vengono scagliati addosso continuamente modelli che di natural non hanno nulla ma che Natural si professano creando un cortocircuito per il quale chiunque è convinto di poter raggiungere certi obiettivi con uno shaker di proteine e tanta voglia di fare. Il risultato è che parecchia gente di doping ci muore – immagino perché ne vengano assurdamente sottostimate le controindicazioni – e tantissima altra gente letteralmente impazzisce nella ricerca di questo fisico perfetto che purtroppo non otterrà mai. E se in passato questi modelli appartenevano a una nicchia molto ristretta di atleti dell’élite che fondevano l’utilizzo della chimica con una cultura del lavoro in ogni caso non trascurabile oggi non è così perché questi modelli sono trasversali e non esemplari.
Una frattura rispetto alla grande tradizione del fitness degli anni 80 è stato procurata dalla MOBILITY e da tutto quello che le ruota attorno.
Fascia, connettivo, release, stretching dinamico e statico, mobilità, tools per implementarla e per il recovery e di conseguenza tutto un nuovo modo di intendere l’allenamento che accolga questi nuovi concetti chiave.

È nato un nuovo mercato, sono nati nuovi modelli…
È nato un nuovo mercato, sono nati nuovi modelli, nuove discipline, nuove fuffe, nuove truffe.
Per quanto sia facile che vengano alimentati questi antagonismi, che vengano eletti nuovi maestri e vengano abbattuti i precedenti è indubbio che c’è del buono in entrambe le filosofie.
La cultura fisica degli anni 80 a mio parere è insostenibile e spesso dannosa ma l’approccio che veniva utilizzato rispetto all’allenamento in termini di impegno e disciplina ancora oggi costituisce uno standard ineguagliabile.
Ma è impossibile negare che le nuove correnti del fitness che hanno un approccio più olistico, più naturale, più sostenibile hanno introdotto nuova linfa nel sistema dando alle persone aspettative estetiche e di salute diverse.
Io personalmente ho amato quei personaggi, le loro storie di riscatto, i loro film, i loro allenamenti, le canzoni che li accompagnavano, i film che li osannavano.
Ma credo che oggi sia giusto lasciare che il fitness si evolva: la sofferenza raramente porta beneficio se non a breve termine e ritengo sia preferibile continuare a camminare con le proprie gambe piuttosto che vivere pochi anni di gloria e poi ritrovarsi a zoppicare per il resto della propria vita o peggio trascorrerla su una sedia a rotelle.