
I primi salti – ginnastica a 2 anni
Ho sempre avuto una costante nella mia vita: lo sport!
Ricordo che mia sorella frequentava un corso di ginnastica artistica ed io volevo a tutti i costi andare con lei… avevo solo 2 anni! Inizialmente non volevamo accettarmi ma mia madre li pregò di farmi fare almeno una prova. Ero così piccola che sembrava quasi un gioco eppure quel momento ha segnato l’inizio di un viaggio straordinario. Ricordo ancora l’odore dei tappeti, il rumore sordo dei salti, le mani tese delle allenatrici e i miei occhi curiosi, pronti a scoprire un mondo tutto da conquistare. Ero la più piccola del mio corso ma non mi sentivo da meno: dentro di me ardeva già una fiamma fatta di sogni, tenacia e voglia di volare.

Disciplina, fatica, vittorie
Negli anni successivi la ginnastica è diventata la mia seconda casa. Ho affrontato tante gare, ho conosciuto la fatica, le vittorie, le cadute, ma soprattutto la disciplina. Ho imparato a rispettare il tempo, il corpo, il gruppo. Ogni medaglia era un sorriso, ogni errore un passo avanti. Ma come spesso accade nei percorsi più autentici, qualcosa dentro di me iniziava a cambiare.

Il bisogno di esprimermi: nasce la danza
La rigidità della ginnastica ha cominciato a lasciare spazio a un desiderio nuovo: quello di esprimermi, di raccontarmi attraverso il movimento. Così, quasi naturalmente, ho fatto il mio ingresso nel mondo della danza. All’inizio era solo un passo, poi è diventato un flusso. Nella danza ho scoperto che il corpo non è solo forza e controllo, ma poesia, emozione, libertà. Ho danzato per raccontare, per guarire, per rinascere. Nonostante fossi ancora un’ adolescente, già avevo capito quanto mi piacesse di più l’aspetto creativo piuttosto che quello esecutivo. Dentro di me sentivo che creare delle coreografie ed insegnarle ad altri, mi dava molta più soddisfazione.

Sospesa tra terra e cielo: la danza aerea
E quando pensavo di aver trovato la mia dimensione, ho alzato lo sguardo… e ho scoperto il cielo. Da “grande“ ho incontrato la danza aerea. Un mondo sospeso, in cui il corpo si stacca da terra ma resta profondamente radicato all’anima. Ogni nodo di tessuto, ogni presa, ogni figura nel vuoto è un atto di coraggio, un atto d’amore verso sé stessi. Volare, in fondo, non è altro che fidarsi: del proprio corpo, della propria forza, del proprio percorso.

Oggi, guardandomi indietro, vedo una bambina che ha cominciato a camminare in salita con un sogno nel cuore. E vedo una donna che, passo dopo passo, ha costruito le proprie ali. Lo sport mi ha insegnato che non si smette mai di trasformarsi, che ogni disciplina è stata un tassello della mia identità. Dalla ginnastica ho imparato la forza, dalla danza la grazia, dall’aerea il coraggio.
Se c’è una cosa che la mia storia può insegnare, è questa: non c’è età per reinventarsi, per cambiare rotta, per ricominciare da un’altra altezza. E soprattutto, non c’è limite per chi ama muoversi nel mondo con il cuore leggero e lo sguardo rivolto in alto.
Perché ciò che ci fa volare non è il corpo… ma il sogno che ci portiamo dentro.