Il mio viaggio nel mondo della Kickboxing: dal tatami al ring

Il tatami

Il mio nome è Alessandro Cangiano, coach ed atleta di kickboxing e responsabile del progetto Virtus Kombat presso la Virtus Life di Napoli. Come già anticipato nell’ultimo articolo, la Kickboxing si divide in discipline da ring e da tatami ed è proprio da quest’ultimo che comincia la mia storia in questo sport. Inizio a praticare la Kickboxing all’età di diciotto anni incentivato da mio fratello maggiore Gianluca che aveva già due anni di esperienza in questa disciplina. Dopo anni trascorsi nei campi da tennis, prima come giocatore agonista e poi come istruttore di primo grado Fit, decido di seguirlo in palestra e di buttarmi in una nuova avventura. Qui conosco il mio Maestro, Giuseppe Angrisani del team Sankaku, persona di cui ho immensa stima poiché oltre ad essere la persona che mi ha trasferito la conoscenza e la passione per questo sport, che oggi è il mio lavoro, è tutt’ora al mio angolo ogni volta che combatto. Il nostro viaggio insieme fin qui è stato lungo ed intenso fatto di trasferte, sconfitte e vittorie che ci hanno arricchiti di forti emozioni ormai indelebili dentro di noi. Siamo accomunati da un percorso che solo io e il Maestro abbiamo condiviso, solo noi conosciamo e portiamo dentro il significato di certe sfide.

Lo step agostnistico

Il primo step sotto il punto di vista agonistico fu salire sul tatami di un campionato regionale in una disciplina che mi ha insegnato tanto che è il pointfighting. Parliamo quindi di livello dilettantistico, vanno indossate da regolamento protezioni per tibie, i piedi, gli organi genitali, i denti ed ovviamente guantoni e caschetto per riparare mani e testa. In queste competizioni generalmente si disputano incontri composti da due riprese da due minuti con recupero di un minuto. Dopo appena due mesi mi ritrovai così catapultato in una competizione di un nuovo sport, non ottenni la vittoria ma capii che se avessi lavorato duramente avrei potuto ottenere buoni risultati. Il mio obiettivo iniziale era scalare la “riga” in palestra quando ci si saluta prima dell’allenamento, davanti a me avevo cinture di ogni colore fino a quelle più “scure”. I miei erano validissimi compagni di allenamento che mi hanno sempre aiutato a migliorarmi e a formare il mio stile di combattimento. Avere la possibilità di ammirare e imitare compagni membri della nazionale italiana Fikbms (attuale Federkombat) mi spingeva sempre a dare di più e a superare i miei limiti.

Per il primo anno il Maestro scelse di farmi competere solo nel pointfighting, disciplina nella quale “basta” colpire l’avversario all’addome, al viso o dietro il capo, unica disciplina in cui è consentito, per ottenere il punto. Ad ogni contatto però c’è lo stop dell’arbitro centrale che fa ripartire il combattimento tra i due atleti solo dopo aver assegnato, all’atleta che è arrivato a bersaglio per primo, il punto. Questa disciplina ha fatto si che lavorassi tantissimo sul footwork e sul timing, punti ancora oggi di forza per il mio stile di combattimento. L’anno successivo intraprendo il percorso nelle discipline a “contatto continuato”, dunque la kick-light e il light-contact che si distinguono tra loro per il fatto che nella prima è possibile tirare i calci anche alle gambe, oltre che al viso e al busto come succede nella seconda, e dal pointfighting poiché qui il contatto è continuato e quindi non c’è lo stop dell’arbitro ad ogni punto messo a segno. Le tecniche di pugno in entrambe le discipline posso essere portate al busto e al viso ma non dietro la testa come accadeva nel pointfighting. La disciplina che ho praticato di più è stata decisamente il light-contact, infatti al terzo anno di Kickboxing ero ormai una cintura verde e ho ottenuto molteplici vittorie regionali ed interregionali fino a classificarmi primo ai campionati italiani per cinture gialle,arancioni e verdi nel 2014 a Catania. Dopo questa vittoria dunque ho ottenuto la cintura blu e ho continuato il percorso nel light-contact ma in una nuova divisione, quella delle cinture blu, marroni e nere. In palestra iniziavo ad avvicinarmi alle cinture più alte e quindi a scavalcare posti al momento in cui ci mettevamo in fila per il saluto. Adesso non solo i compagni erano fondamentali perché io migliorassi, ma anche io ero un ottimo partner per i loro allenamenti.

La prima competizione nazionale

La prima competizione nazionale da cintura blu nel light contact fu una Coppa Italia, attuale Criterium, nel 2015 al Play Hall di Riccione dove mi trovai subito ad affrontare avversari fortissimi. Vinco 3 incontri e mi fermo in finale contro quello che era il titolare della nazionale italiana -74kg, Luca Padoan, disputando così un ottimo torneo oltre che una gran finale sorprendendo un pó tutti, anche me stesso. Ricordo ancora l’applauso ricevuto alla fine del match, sentivo di poter essere al livello dei migliori. Qualificatomi per i campionati italiani assoluti purtroppo non riuscii a mettere i piedi sul podio, così mi ripromisi di provarci l’anno seguente presentandomi più forte e motivato che mai. L’anno successivo, così, dopo aver superato con successo le fasi regionali e interregionali, mi ritrovo nuovamente a scontrarmi con i più forti della nazione in questa disciplina. Ai campionati italiani assoluti del 2016, sempre a Riccione, indosso la cintura marrone, perdo in semifinale nuovamente con l’atleta che prenderà il posto in nazionale, ovvero Padoan, ottenendo quindi una medaglia di bronzo e dividendo il podio con atleti di alto livello come Manuel Bonafini e Andrea Anastasia. Nel 2017 però, purtroppo ho la sfortuna di fermarmi al primo turno del Criterium, gara di qualificazione ai campionati italiani assoluti, disputando una finale anticipata contro Manuel Bonafini, che avrebbe poi vinto i campionati italiani assoluti e preso il posto in nazionale, con cui vinsi in semifinale all’ultimo secondo di un match tiratissimo in quella Coppa Italia che fu la mia prima gara nazionale qualche anno prima.

Abbattuto e amareggiato così decisi di non gareggiare a livello nazionale l’anno successivo, fermandomi dopo le vittorie dei campionati regionali ed interregionali anche a causa di problemi personali. Dentro di me stavo cercando di fare un cambio radicale nel mio modo di combattere, iniziavo a guardare il ring sempre in maniera più intensa e incuriosita dato che mi ritrovavo ad essere un attaccante, un pressure fighter, nel light contact e in una categoria, la -74kg, in cui ero sempre il più basso, essendo alto 1.70, e senza avere la reale possibilità di picchiare così forte come avrei voluto trattandosi comunque di una disciplina da tatami. Mi ripresento super carico per la stagione 2019, attorno alla mia vita ormai c’è la cintura nera, guadagnata con tanti sacrifici e sudore, ed in palestra sono l’atleta di punta ormai, al momento del saluto sono lì davanti a tutti. L’obiettivo della stagione è sempre lo stesso, vincere il titolo nazionale e indossare la divisa della nazionale. Vinco le fasi regionali ed interregionali stavolta affrontando atleti forti che hanno già un passato in nazionale come Francesco Rega, e mi presento così al Criterium all’Rds Stadium di Rimini dove vinco 3 incontri e mi fermo in finale contro Manuel Petralia, atleta del Lazio. Ero nuovamente tra i protagonisti, ma la medaglia d’argento mi stava stretta. Da lì a poco ci saremmo sfidati nuovamente a Rimini ai campionati italiani assoluti in un girone all’italiana tutti contro tutti, i quattro atleti migliori d’Italia. Sapevo che la strada era in salita perché il mio principale avversario era davvero “lunghissimo” e aveva un ottimo timing e footwork, migliori dei miei, non sapevo come chiudergli lo spazio perché sgusciava sempre via e in quelle poche occasioni che avevo di mettere i miei colpi venivo richiamato per eccesso di contatto o venivo legato dall’avversario come qualsiasi atleta d’esperienza avrebbe fatto. Concludo così con la medaglia d’argento al collo anche i campionati italiani assoluti del 2019. Colmo di rabbia e delusione ci fu però un momento in cui riuscii a vedere la speranza per ripartire più forte. Durante la finale riuscii ad infilare un calcio circolare all’addome del mio avversario che lo piegò e tenne per terra per qualche minuto. Nella mia testa in quel momento non riuscii a non pensare alle corde, sapevo che quel match se si fosse disputato sul ring m’avrebbe visto vincitore per ko, ma quello era il tatami e le regole non prevedevano né il ko né il conteggio. Volontariamente in questo racconto ho escluso un “particolare”, qualche mese prima io e il Maestro Angrisani ci presentammo al Play Hall di Riccione per la Coppa del Presidente dove feci il mio esordio sul ring nel Full Contact, ma questa è un’altra storia e ne parleremo nel prossimo articolo. La mia esperienza nel contatto leggero si conclude così definitivamente quell’anno, poiché una volta iscritto per andare a gareggiare nel 2020 all’Irish Open di Dublino, torneo di livello mondiale e mio sogno personale da tempo, scoppiò la pandemia che mi tenne bloccato in casa senza combattere per circa un anno. To be continued…

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