Gli sport da combattimento per bambini si possono praticare veramente ad ogni età (e ovunque)
Gli sport da combattimento e le arti marziali, a differenza di quello che pensa la maggior parte della popolazione in Italia, possono essere praticati a qualsiasi età ed a prescindere dal sesso. In molti paesi asiatici è possibile vedere persone di ogni età praticare queste discipline: in Thailandia la Muay Thai, il Kung Fu in China, il Taekwondo in Korea, il Karate, e non solo, in Giappone.
Altri esempi li troviamo anche nel mondo occidentale: basti pensare al pugilato che viene praticato tantissimo in Messico o negli USA, il Brazilian Jiu-Jitsu o la Capoeira in Brasile, il Sambo e in generale gli sport di lotta in Russia, la Kickboxing in Olanda. La pratica degli sport da contatto non implica necessariamente un contatto violento; molte persone anziane così come i bambini, utilizzano questi sport per preservare e migliorare l’elasticità, il sistema cardiocircolatorio, ma anche e soprattutto il buon umore.
Perché considerarli: benefici reali (fisici e mentali)
Oggi ci occuperemo proprio dei più piccoli e dei benefici della pratica di questi sport già in tenera età. Innanzitutto bisogna specificare che non c’è una vera e propria età in cui cominciare a praticare: alcuni atleti professionisti del mondo combat abituano i loro piccoli a respirare l’aria della palestra già da neonati in modo tale che non si impressionino con il contatto, abituandoli al rumore dei colpi sferrati al sacco o ai colpitori, all’odore del tatami e dando loro così modo di vivere sin da subito quella atmosfera che è colma di rispetto e disciplina.

Contatto: sì, no, quanto? Progressioni e sicurezza
Così come per gli over anche per i più piccini la pratica di questo sport può anche non prevedere il contatto o prevederlo in maniera leggera e controllata. L’obiettivo che si pone ogni Maestro è quello di migliorare le capacità motorie coordinative e condizionali.
Coordinative vs condizionali: cosa si sviluppa davvero
Le capacità coordinative controllano l’aspetto qualitativo del movimento, riguardano il “come” si muove il corpo e includono equilibrio, orientamento, reazione, ritmo e differenziazione. Le capacità condizionali invece, che riguardano la condizione fisica e l’energia del movimento, includono forza, resistenza e velocità. Tutto ciò però avviene in seconda battuta: in prima c’è l’aspetto mentale e psicologico.
Valori educativi: rispetto, collaborazione, gestione dei limiti
In ogni palestra o dojo ciò che principalmente si impara è la collaborazione tra compagni di team: pur trattandosi di sport individuali ci si aiuta l’un l’altro colmando lacune di ogni genere attraverso quello che viene insegnato dai Maestri e dagli altri atleti. Ma si impara soprattutto a rispettare l’avversario poiché ci si mette a nudo con una realtà difficilissima da accettare: nessuno è invincibile e bisogna rispettare i nostri limiti e quelli degli altri.
Disciplina, autostima e consapevolezza del corpo
La disciplina è il fondamento di questi sport: richiedono impegno e costanza, ma premiano con autostima e autocontrollo. Avere a che fare sin da subito con il proprio corpo — e con il corpo degli altri — aiuta a capire di cosa si è capaci e a vivere con più lucidità anche situazioni di potenziale pericolo nella vita di tutti i giorni.

Testimonianza personale: kickboxing, ambizione e sogni
Personalmente faccio parte della nazionale italiana di Kickboxing da ormai tre anni e pratico questo sport da 15 anni: ho visto spesso il fuoco negli occhi dei ragazzini delle varie palestre che frequentavo, l’ambizione di voler arrivare o di raggiungere un sogno che spesso manca ai ragazzi di oggi e che può consistere nell’ottenere la cintura nera così come la divisa della nazionale. Nei giovani atleti ho visto la gioia e l’orgoglio di vestire i colori dei loro team o addirittura del loro paese di provenienza. Avere un desiderio forte dentro se stessi, un’ambizione di questo tipo, credo sia una delle strade per una vita sana ed equilibrata, oltre che di successo.